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Perchè Bibi si deve fermare

PERCHÉ’ BIBI SI DEVE FERMARE

GUARDIANO DELLE MURA


Ecco perché bisogna mantenere il sangue freddo. Ora più che mai, nonostante il perdurare di attacchi indiscriminati verso inermi cittadini e nonostante la destra più radicale richieda un intervento deciso delle autorità militari israeliane, bisogna non farsi prendere dall'emotività della situazione e ragionare più con la testa e meno con il cuore.

Sia chiaro, chi scrive è stato sotto le bombe dei terroristi di Hamas durante l’operazione Margine Protettivo, ed è stufo di essere svegliato dalle sirene, stanco di correre nel rifugio anti missile, stanco di doversi sempre guardare le spalle.

Ma un futuro di pace si costruisce insieme alle forze democratiche globali.

Non con i razzi di Hamas.

Nei meandri del dark web, ancora si trova traccia di un discorso che Benjamin Netanyahu avrebbe preparato e poi non detto nel 2014 durante l’operazione militare Protective Edge il cui nocciolo si potrebbe riassumere in poche parole; Ora basta! fermate immediatamente i razzi verso la popolazione israeliana e noi di par nostro smetteremo di contro attaccare le vostre postazioni militari posizionate all’interno di condomini e scuole. Fatelo adesso! fatelo per voi, per le vostre mogli, per i vostri figli. Fatelo per il vostro futuro. Ma se non fermerete il lancio di razzi verso Israele, noi, e lo prometto sul mio onore, sulla bandiera israeliana che ho giurato di difendere ed onorare, noi entreremo a Gaza e metro dopo metro, centimetro dopo centimetro conquisteremo l’intera Striscia di Gaza, spingendovi al di fuori dei confini Nazionali in modo da far prosperare la nostra terra senza la paura per i nostri figli di essere uccisi dalle vostre mani criminali. Non si sa se questo discorso sia mai stato scritto per davvero, nel dark web, anche i documenti che sembrano autentici, possono nascondere clamorose trappole.

Di sicuro queste parole non sono comunque molto distanti dal pensiero non solo di Bibi, ma anche di molti cittadini israeliani che aspettano delle risposte decise dall’esercito nel tutelare la propria incolumità.


La prima domanda è perchè?

Perché adesso ?

Non è la prima volta che sfrattano qualcuno dalle case in un quartiere periferico a nord della città vecchia di Gerusalemme.

La questione di Sheikh Jarrah è cosa vecchia per chi vive a questa latitudine.

Non è neanche la prima volta che anche durante i venerdì della rabbia, dalla Striscia di Gaza, a Qalandiya, da Nablus ad Hebron in tutta la Giudea e Samaria ci sono degli scontri con i militari Israeliani.

Non è neanche la prima volta che gli arabi musulmani, si rifugiano sia nella Moschea di Al Aqsa dopo aver gettato scompiglio sulla spianata delle moschee.


Allora perché non prima?

Eppure Israele in questi ultimi anni, ha mostrato una certa fragilità nella sua divisione politica interna, che ha portato a tre elezioni nel giro di pochissimo tempo.

La leadership di Netanyahu è stata più volte messa in discussione dai suoi stessi alleati di governo.

Hamas poteva intensificare gli attacchi in risposta agli Accordi di Abramo. Potevano farlo durante lo spostamento dell’Ambasciata Americana da Tel Aviv a Gerusalemme.


Allora perché adesso?


Bisogna comprendere che tutto quello che accade in Medio-Oriente ha una ragione, un motivo specifico, che parte molto lontano da Israele. La problematica della questione palestinese riguarda solo in parte le decisioni del governo di Benjamin Netanyahu.


Elezioni di Hamas

Durante questa estate ci sarà il rinnovo della nomenclatura politica palestinese.

Mahmoud Abbas ha fissato le date per le prossime elezioni palestinesi in tre fasi distinte; il 22 Maggio per il Parlamento, il 31 Luglio per la presidenza dell'autorità palestinese ed il 31 agosto per il Consiglio Nazionale dell’OLP che è l’organo che rappresenta i palestinesi nei contesti internazionali. La prima data del 22 Maggio per una serie di problematiche interne, ad opera di Fatah sono state spostate durante questa estate.

Sul versante dell’Olp, Abbas, ha dichiarato più volte che non si ricandiderà alla presidenza. Abbas ha ormai 85 anni e sono i suoi più stretti collaboratori che stanno cercando un nuovo personaggio politico che possa prendere il posto del vecchio leader. La sua figura ormai è sbiadita sia al di dentro che al di fuori dell’enclave palestienese. I più puntanto su Marwan Barghouti, un terrorista palestinese detenuto in Israele e condannato a scontare cinque ergastoli. Ma la questione che preoccupa di più Israele ed i suoi alleati occidentali sono le elezioni che si svolgeranno non tanto dell'Olp ma a Gaza.


Difatti Gaza è stata marginalizzata negli interessi politici del Qatar che al momento ha messo in soffitta, pubblicamente la questione palestinese essendo impegnata a ripulire la propria facciata internazionale con lo sport-washing per i contestati mondiali del 2022 ed a recuperare i rapporti con l’Arabia Saudita dopo il bando subito del 2017.

Hamas che ha trovato negli Hezbollah libanesi, dei nuovi alleati soprattutto nel traffico di stupefacenti in Sud America, con

il risultato ad oggi, che Hamas a Gaza ha preso posizioni ancora più estremiste ed a parte la Turchia di Erdogan, Hamas si sente più isolata in occidentale necessario per smuovere l’opinione pubblica dalla sua parte.



Iron Dome

Un’altra domanda che non è stata neanche posta nella quotidiana informazione occidentale è che sarebbe oggi Israele se nel 2011 non fosse stato ideato e costruito l’Iron Dome.

Ad oggi senza il suo utilizzo staremmo qui a piangere milioni di morti con la foto dei profili social con la scritta je suis jews.

Ed il fatto che le vittime in Israele sono una misura residuale rispetto alle centinaia di migliaia di missili lanciati in questi anni, fa tirare un sospiro di sollievo alle cancellerie di mezzo mondo che cosí possono continuare ad avere una posizione ambivalente nel condannare da una parte gli attacchi da parte di Hamas, chiamandoli quasi mai terroristici e dall’altra chiedere un cambio di politica espansionistica dello stato israeliano.

In pratica non prendendo quasi mai una posizione chiara e definita.


Missili in Occidentale

Nessuno che vive in Occidente ha realmente chiara la situazione che si vive in Israele. Dal momento del lancio dei missili provenienti da Gaza, in direzione delle città limitrofe alla Striscia, si hanno solo pochi secondi per potersi riparare nei rifugi.

Quando pensiamo ad Israele, dobbiamo tenere a mente le distanze;

È come se dal quartiere Prati di Roma, lanciassero un missile in direzione dello Stadio Olimpico, oppure da Corso Sempione a via Montenapoleone a Milano. Sono pochi, i chilometri di separazione. Pensate di sentire la sirena suonare ogni cinque minuti e dover passare la notte nei rifugi. Solo in questo modo si potrà capire l’esasperazione di chi vede minacciata continuativamente la propria vita.E non basta dire in risposta che Gaza è una prigione a cielo aperto e che anche loro devono difendersi e che muoiono donne e bambini, quasi a giustificare il lancio di 1000 missili in 72 ore.


Palestinesi le prime vittime

A distanza di anni, ormai pare chiaro che la via della violenza non è una strada percorribile. Ormai anche i più ottusi statisti arabi avranno capito che la guerra non è al mondo d’oggi la soluzione per risolvere i conflitti. I conflitti si vincono o si perdono con la diplomazia. E non basta più ormai neanche la cinematografia fatta da Pallywood che strumentalizza in modo mediatico ogni situazione in Medio-Oriente.

Forse è il caso di parlare della questione palestinese a tutto tondo.

Forse bisogna pensare ai palestinesi presenti in Libano in dei campi dove non c’è umanità. Con costruzioni verticali dove non passa neanche più un raggio di sole nei vicoli per quanto sono alte. Un posto dove i diritti umani sono negati per davvero. Dove un palestinese non ha gli stessi diritti di un suo fratello arabo al di fuori del campo. Oppure bisognerebbe parlare dei fratelli giordani o di quelli egiziani che negano spesse volte l’ingresso nel paese.

I palestinesi sono le prime vittime nello scegliere Hamas come rappresentante del proprio popolo.


Costo Economico

Dovrebbe essere abbastanza acclarato che Hamas non stampa soldi, ed essendo sotto embargo, non ha possibilità di un libero scambio di merci con i paesi esteri. Dal 7 di Maggio, Hamas ha lanciato sullo Stato Israeliano più di 1200 missili. Sarebbe il caso che gli Stati Occidentali si domandassero senza ipocrisie la provenienza del denaro necessario per costruire i missili. Bisognerebbe giocare a carte scoperte. Tutti.


Showdown

Bisognerebbe fare un atto concreto per svelare la verità non detta, che farebbe molto più onore agli Stati coinvolti di quanto non facciano adesso.

I finanziatori di Hamas, potrebbero far partire i loro missili da Ankara, Doha, Teheran, Damasco. Allora sí che i suddetti finanziatori allontanerebbero l’ipocrisia che li circonda, facendo uscire la loro vera natura.

In questo modo dimostrerebbero che hanno a cuore per davvero la questione palestinese.

Perché è facile strumentalizzare chi vive nella miseria, armando le mani di generazioni di giovani fatte crescere nell’odio.

Ma voi no! voi non siete cosí.

Voi avete studiato probabilmente nelle migliori università americane ed europee, voi siete eruditi.

Prendetevi le vostre responsabilità abbiate il coraggio di esporvi e dichiarare una guerra contro Israele, contro l’occidente.

Mettete a rischio il vostro benessere se la questione palestinese è al centro della vostra genda poitica.

Ma vi prego non mandate a morire giovani vite che avete indtrottinato nell'odio indiscriminato facendovi scudo su di una religione che dovrebbe essere di pace e che voi con i vostri miseri comportamenti state macchiando dello stesso vostro sangue.

I missili di risposta agli attacchi di Hamas, verranno lanciati pure da Israele, nessuno lo nega.

Ma il sangue provocato urla in arabo. Voi siete i mandanti.


Hamas

Concordo pienamente con il pensiero di Mosab Hassan Yousef, figlio del fondatore di Hamas che nel suo libro ha raccontato la vera faccia di Hamas a Gaza.

Hamas esiste ed ha il consenso della popolazione perché alimenta la guerra con Israele.

Se non c'è conflitto, se non c'è una guerra, Hamas non esiste.

Hamas non ha una dirigenza in grado di avere una visione politica lungimirante per il proprio popolo.

Se non c'è un conflitto, un nemico, Hamas non ha ragione di esistere.


Israele Esiste

Fatevene una ragione. Israele esiste. Non ci saranno missili, Intifade e guerre che potranno ormai mettere in discussione l’esistenza dello Stato Israeliano.

L’Olp, Hamas, l’Iran la Turchia ed il Qatar devono farsene una ragione ed andare avanti. Trovare una via diplomatica e stabilire una pace duratura che possa far crescere entrambi i lati in pace.


A mio avviso con questi attacchi Hamas ha dichiarato la sua resa nei confronti dell’occidente mostrando la sua vera indole bellica.

Per questo sono fermamente convinto che Bibi non deve cedere ai richiami della guerra. Deve dimostrare che la democrazia e la stabilizzazione dell’area, si guadagna anche mettendo in un angolo gli estremisti. Le rivolte degli arabo-israeliani di questi giorni, sono un campanello di allarme che rischia di dilaniare lo stato civile dal di dentro.

Il rischio che corre Netanyahu altrimenti è quello di far fare confusione negli assopiti spettatori occidentali tra vittime e carnefici. E questo è un lusso che Israele non si può permettere.



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